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Fotografia baiana di Cristina Cenciarelli, Calamity Jane e la caipirinha

Fotografia baiana di Cristina Cenciarelli, Calamity Jane e la caipirinha

By Giuseppe

Drinking with L. A.
Un drink con Alessandra Lumachelli

 

Cristina Cenciarelli, Calamity Jane e la caipirinha

di Alessandra Lumachelli

Può darsi che io esprima una banalità, ma per me la fotografia fatta col cuore rappresenta un’arte sublime. Ricordo il primo invito personale che ricevetti, anni fa, al vernissage di una mostra fotografica, la retrospettiva di una grande artista internazionale, che stava per diventare una preziosa amica, Ingeborg Lüscher.

E oggi invece l’invito è per una collettiva, di 5 artisti, anche loro internazionali, che affrontano un tema così importante, come quello della memoria, presso i locali dell’associazione culturale Centofiorini, a Civitanova Alta. L’esposizione è bellissima. E io sono fortunata, perché al vernissage è presente, di passaggio in Italia, Cristina Cenciarelli, che ho l’onore di intervistare per Voi, Amici.

Io: Se tu fossi una supereroina, che supereroina saresti e che superpoteri avresti?
Cristina: (Ride) Io credo che sarei Calamity Jane. Perché in effetti la mia vita è stata così. Decidere di andare via da Roma, da una vita certa, sicura, bella, che amavo molto, per avventurarmi in un’isola quasi deserta, con poca gente, che neanche sapeva cosa fosse una macchina fotografica. (Quindici anni fa. Pensa che posto meraviglioso che era!). Questa scelta mi fa venire in mente il Far West, la voglia e la certezza di fare cose nuove e di scoprire cose nuove. E per me che, da italiana, ho sempre avuto un progresso nella vita, ho sentito in quel momento il desiderio di tornare indietro e di cercare qualcosa di sconosciuto, quasi primitivo. La voglia di ricominciare tutto da capo, tanto che quando mi sono trasferita, ho lasciato tutto. Sono andata in Brasile con due valige solamente, e la mia macchina fotografica e i miei due cani. Tutto il resto, la mia vita passata, io l’ho regalata.

Io: Se tu avessi la macchina del tempo, dove andresti?
Cristina: Io credo che si debba vivere il presente. Studiare il passato per affrontare il futuro. Da romana, ho sempre “calpestato” storia: è entrata dentro di me. La grande importanza che io ho dato alla storia, come romana, è stata chiara, quando io sono arrivata sulla piccola isola di Boipeba, in Brasile, che in fondo non ha storia. I brasiliani sono ancora adolescenti, rispetto a noi, vecchi europei. Loro non hanno il termine “memoria”, non hanno memoria, perché guardano al futuro, guardano a quello che succederà domani. Tentano di essere progressisti il più possibile. Hanno una mancanza di percezione della memoria, di quanto sia importante. Per es., in una mostra come questa, c’è molta memoria. Per me è fondamentale vivere il presente, senza dimenticare quello che è stato il nostro passato come esseri umani. Quando ero piccola, tutti dicevano che sarei diventata una scienziata. È incredibile: c’è stato un cambiamento dentro di me, una presa di coscienza, di quanto la storia, umanamente e personalmente, sia patrimonio mondiale, di tutti.

Io: La tua raccolta di foto si chiama “La poetica del quotidiano”. Perché hai scelto di rappresentare il quotidiano?       
Cristina: Quando sono arrivata in Brasile, io non sapevo che tipo di fotografia avrei fatto. Venivo dalla fotografia pubblicitaria, quindi programmata, organizzata, che io amavo molto fare. Quando sono stata a Boipeba, mi sono domandata: “E adesso?”. Non conoscevo nessuno, non sono una fotografa di paesaggi. Nonostante i paesaggi bellissimi dell’isola, non riuscivo a fare niente. Per me il cambiamento è stato nel momento in cui la comunità di nativi mi ha aperto le porte di casa. Hanno incominciato ad invitarmi per es., per un anniversario, o a vedere un balletto afro, o nelle cerimonie di candomblé.  Io adesso sono figlia di santo confermata, che è un onore per uno straniero, perché significa essere parte della comunità. Per me il loro quotidiano è una grande poesia: è il lavoro, è il candomblé, sono le donne che lottano tutti i giorni per mangiare. È una poesia, perché loro fanno tutto con un grande sorriso, con una grande saggezza, con una grande calma e con una responsabilità enorme. Io tento con le mie fotografie di trasmettere questa immagine, soprattutto nel candomblé, durante il quale normalmente non sarebbe permesso fotografare. Ma a me hanno dato il permesso di fotografare le cerimonie. Quindi, ho questa responsabilità: di mostrare la bellezza di una popolazione di 2000 persone. Ora la situazione è un po’ cambiata, c’è più turismo, tutti stanno meglio economicamente. Ma l’essenza della personalità dell’isola, di questa comunità, ancora esiste. Io sono ancora innamorata di Boipeba, dopo 15 anni di permanenza ancora mi commuovo di tante cose, come mi ha commosso vedere le foto dei pescatori qua, perché so cosa soffrono loro, so cosa vivono loro tutti i giorni.

Io: Qual è il tuo drink preferito? Non so se sia “forzatamente” la caipirinha! (Ridiamo)
Cristina: Un buon vino rosso! Mi sono comunque specializzata nel preparare la caipirinha: c’è dietro tutta una preparazione.
Io: È un rito.
Cristina: È veramente un rito. Se fatta bene, è un rito: devi scegliere “quei” limoni, devi mettere “quello” zucchero, in “quella” quantità, devi pestarlo in “quella” maniera. Ci vuole tempo per imparare. Poi puoi fare modifiche. Ma devono essere accettate. A me piace la caipirinha con una goccia di peperoncino.

Io: Cosa puoi fare tu per salvare o per migliorare il mondo?
Cristina: Fotografie. Ti racconto un episodio che mi è capitato, dopo un po’ di tempo che stavo in Brasile. Sono stata invitata a vedere un balletto afro. Le ballerine erano molto brave. Tra un balletto e l’altro si cambiavano con abiti fatti di foglie e di pezzi stoffa, con un’ inventiva e una creatività enorme. Alla fine (sono figlia di musicisti), ho chiesto di chi fossero state le musiche. Mi hanno risposto: “Di Daniela Mercury”, e io: “Ma le canzoni sono tutte di Daniela Mercury?”. Alla loro risposta affermativa, ho domandato se a loro piacesse così tanto quella cantante. E loro hanno risposto che era l’unico cd che possedevano.

Allora ho capito cosa potevo fare per Boipeba: portare libri, dischi, immagini. Far vedere un altro mondo. Loro mi avevano aperto il loro mondo, che è bellissimo, tutto da scoprire. Io ho fatto vedere il mio mondo, o comunque quello che stava fuori dall’isola. Abbiamo aperto la biblioteca comunitaria, che ha vinto concorsi e premi importanti. È il mio piccolo modo di migliorare Boipeba: con la cultura, con la mia esperienza, con la mia conoscenza. E chiaramente portare le mie immagini fuori da Boipeba.

Che dire? Evviva il coraggio di sperimentare e vivere una vita nuova. E nel viverla, donare anche speranza e conoscenza agli altri, vicini e lontani. In alto i bicchieri, Amici! Alla prossima!

Foto cover: Cristina Cenciarelli       con Alessandra lumachelli


Drinking whith L.A.

Le interviste di
Alessandra Lumachelli
in esclusiva
per Newsfood.com

 

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