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Dormire col rumore: il segreto è nella fase non-Rem

Dormire col rumore: il segreto è nella fase non-Rem

By Redazione

Da tempo la scienza si interrogava sulle differenza resistenza del sonno. Infatti, alcuni soggetti riescono a dormire in ambienti chiassosi, mentre altri si svegliano al minimo rumore.

Una risposta arriva da una ricerca dell’Harvard Medical School (di Boston, USA) diretta dal dottor Jeffrey Ellenbogen e pubblicata su “Current Biology”.

Per il dottore ed i suoi colleghi, la diversa capacità di reggere l’inquinamento acustico è dovuta ai fusi del sonno. Chiamati anche sleep spindes, questi sono “treni di onde con
frequenza di 12-16 Hz e della durata di 0,5-1,5 secondi, che compaiono all’inizio dello stadio 2 del sonno e perdurano per tutta la durata del sonno non-REM”, spiega Ellenbogen.

Lo studioso illustra come il cervello imposti la fase non-REM in maniera soggettiva: per questo, alcuni hanno una risposta più potente ed un sonno più rigido. A fare la
differenza, la quantità di sleep spindes, prodotti dal talamo nello stadio 2 (la fase lieve) del sonno: maggiore la loro quantità, maggiore la capacità del cervello di
inibire gli effetti negativi dei rumori.

Per verificare ciò, gli studiosi hanno coinvolto in un test 12 volontari sani. Essi sono stati fatti dormire per 3 notti, la loro attività celebrale registrata con encefalogramma.
La prima notte è passata senza rumore, mentre le due notti successive sono state ricche di suoni fastidiosi, come squilli di telefono o rumori di traffico. Allora, l’encefalogramma ha
mostrato come gli individui con più alti livelli di spindles erano meno propensi al risveglio.

Secondo il team di Harvard, tale scoperta può essere tradotta in preparati farmacologici contro l’insonnia ed altri disturbi sonno-veglia.

Fonte: Helen Briggs, “Clue to getting a good night’s sleep discovered”, BBC News 9/08/010

Matteo Clerici

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