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Dialetto – Autilio, coordinatore della Commissione Beni e attività culturali, boccia le proposte di Bossi

Dialetto – Autilio, coordinatore della Commissione Beni e attività culturali, boccia le proposte di Bossi

By Redazione

“Mentre il Ministro Bossi rilancia il dialetto nei programmi delle scuole italiane, con la complicità del Ministro Gelmini, e addirittura auspica un
Festival di Sanremo con canzoni in dialetto, le Regioni sono fortemente impegnate ad affermare il principio di indirizzi unitari della pubblica istruzione del Paese per rafforzare la
competitività dei nostri giovani in Europa e nel mondo e a sostenere una Legge Quadro sullo spettacolo che non ha niente a che fare con la barzelletta del dialetto”.

A sostenerlo è l’assessore regionale della Basilicata Antonio Autilio, coordinatore della Commissione Beni e attività culturali, costituita dagli assessori regionali alla Cultura.
“A Bossi – dice Autilio – è il caso di replicare che la giovanissima lucana Arisa non avrebbe mai vinto il Festival di Sanremo se avesse cantato in lucano, perché una cosa è
tutelare il patrimonio culturale e linguistico delle comunità locali e delle minoranze (è il caso di ricordare che la Basilicata ha promosso il Festival nazionale delle minoranze
linguistiche con una forte presenza di albanofoni) ed altra è usare il dialetto come elemento di contrapposizione Nord e Sud e di discriminazione nei confronti dei docenti meridionali ai
quali sarebbe imposto un test linguistico”.

Nel rilevare che la Commissione degli assessori regionali alla Cultura di recente ha esaminato la proposta di Legge quadro per lo spettacolo dal vivo e ha evidenziato alcune rilevanti questioni
di principio da sottoporre all’attenzione della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Autilio ha ribadito la volontà delle Regioni di un maggiore coinvolgimento nella
elaborazione del testo del progetto di legge, tenuto conto della competenza concorrente alle stesse attribuita dal Titolo V della Costituzione in materia di spettacolo e riaffermata dalla Corte
Costituzionale con le sentenze n. 255 e 256 del 2004 e n.285 del 2005.

“Una legge di settore – ha evidenziato Autilio – è attesa da oltre 60 anni. I lavoratori e le imprese dello spettacolo al Sud come al Nord vivono in uno stato di estremo disagio: non vi
sono certezze normative e soprattutto economiche, specie se confrontiamo il divario esistente tra il nostro Paese e la Gran Bretagna, la Germania e la Spagna, per non parlare della Francia. Se
proviamo a riflettere su che tipo di legislazione c’è dal 1948, ci accorgiamo che c’è stata una legislazione sulle Fondazioni lirico sinfoniche, delle leggi sulla musica, mentre sul
teatro di prosa abbiamo solo circolari e norme di finanziamento che si sono stratificate.
Inoltre non possono accedere ad alcun finanziamento tutti quei linguaggi legati alla contemporaneità che si sono sviluppati nell’ultimo decennio, figuriamoci se ci sono soldi per
l’esaltazione del dialetto”.

“Cinque – ha sottolineato Autilio – i punti portanti della riforma che vogliono le Regioni:

  1. la definizione delle competenze delle realtà territoriali;
  2. la conferma della centralità dell’intervento pubblico, adeguando il Fus, Fondo unico dello spettacolo, alle reali esigenze dello spettacolo dal vivo, attraverso un ampliamento delle
    fonti di finanziamento (proventi del Lotto, fondi Arcus, ecc.), e assicurando alle attività di spettacolo un’adeguata copertura su base triennale;
  3. l’introduzione di forti agevolazioni fiscali a sostegno delle imprese, consentendo detrazioni anche agli investitori esterni al settore;
  4. la realizzazione di interventi di formazione e promozione del pubblico;
  5. introduzione di una governance efficace e di meccanismi di valutazione delle attività collegati all’innovazione (ricerca, sperimentazione, nuovi talenti).

Tra le altre novità importanti della riforma, deve ritenersi l’istituzione di un fondo perequativo per i territori meno avvantaggiati, l’individuazione di nuove funzioni di promozione
per l’Eti, Ente teatrale italiano nonché l’istituzione del fondo per la creatività”.

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