Bruti Liberati, Magistratura ieri e oggi… nel libro “Giovanissima e immensa”

“Giovanissima e immensa”. Ritratto della nostra società alle soglie del new normal.
Libro di Achille Colombo Clerici ediz. Casagrande Lugano Milano. Interviste di Antonio Armano. Nelle librerie da Natale.
Anticipiamo uno stralcio del libro in cui si parla di Edmondo Bruti Liberati:
Parte, Bruti Liberati, dalla constatazione che la Repubblica nasce malata
dalla contiguità con il fascismo, che ha visto all’inaugurazione dell’anno
giudiziario del 1940 a Palazzo Venezia i magistrati che indossavano l’orbace
del partito fascista; gli stessi che, a Liberazione avvenuta, resteranno al loro
posto assurgendo ai più alti incarichi, nominati dai presidenti della Repubblica
Gronchi e Saragat. Aggiungiamo che tale contiguità faceva comodo
alle potenze vincitrici in omaggio a considerazioni geopolitiche (l’Unione
Sovietica premeva a est). Ma non mancarono pochi coraggiosi, coloro che,
con sacrificio, incuranti dei rischi, si schierarono dalla parte dell’antifasci-
smo e della Resistenza; tra gli altri Luigi Bianchi d’Espinosa, i fratelli Alessandro
e Carlo Galante Garrone, Giorgio Agosti, Domenico Peretti Griva.
La nascita della magistratura come la intendiamo oggi, «ordine autonomo
e indipendente», opposta a un rapporto organico con il potere politico,
fu una gestione lunga e travagliata, complici troppi silenzi e passività. Dal
dominio pressoché assoluto della Corte di Cassazione si arrivò, solo a metà
degli anni Sessanta, alle sentenze della Corte costituzionale che impressero,
dopo la dichiarazione di illegittimità delle leggi fasciste, la svolta democratica.
Quindi l’arrivo delle donne in magistratura (ora sono la maggioranza),
il XII Congresso dell’Associazione nazionale magistrati (ANM) nel quale
si stabilì: «Il giudice deve essere consapevole della portata politico-costituzionale
della propria funzione di garanzia, così da assicurare, pur negli invalicabili
confini della sua subordinazione alla legge, un’applicazione della
norma conforme alle finalità fondamentali volute dalla Costituzione».
Ma ancora negli anni Settanta, che oggi vengono definiti “gli anni di
piombo”, l’alta magistratura condiziona pesantemente l’operato di chi lavora
sul campo delle indagini: il processo sulla strage di piazza Fontana finì
a Catanzaro per decisione della Cassazione; la procura di Roma diventò il
“porto delle nebbie” dove si eclissarono alcune tra le più importanti inchieste.

Carlo Azeglio Ciampi, Corrado Sforza Fogliani e Achille Colombo Clerici
E ancora i casi schedatura dei 300.000 operai della Fiat, golpe Borghese,
Rosa dei venti, terrorismo, P2 (che coinvolse il vicepresidente del CSM
Ugo Zilletti, ministri, generali capi dei servizi segreti, direttori di giornali; e
Sindona, gli assassini di Moro, dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, del generale
Carlo Alberto Dalla Chiesa). Sono anni sul filo della legge quelli in cui
il terrorismo e la mafia uccisero un impressionante numero di magistrati.
La politica non aiuta: Craxi odia i giudici, Berlusconi, attento soprattutto,
nei suoi governi, alle leggi ad personam, li definisce “matti, antropologicamente
diversi dal resto della razza umana. Se fai quel mestiere devi essere
affetto da turbe psichiche»; e il presidente del Senato Marcello Pera propone
rivoluzioni del sistema giudiziario più volte bocciate dal presidente della
Repubblica Ciampi.
Su Mani pulite…
FOTO cover:
– Edmondo Bruti Liberati con il prefetto di Milano Alessandro Marangoni e Achille Colombo Clerici
Redazione Newsfood.com
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