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Apulia Wine Identity 2012: seconda giornata, i vini di Angelo Maci all’ombra delle “Due Palme”

Apulia Wine Identity 2012: seconda giornata, i vini di Angelo Maci all’ombra delle “Due Palme”

By Redazione

Salento, Cellino San Marco, Mercoledì 13 giugno, in cantina e in cantiere, all’ombra di “Due Palme”
 
Come tanti cacciatori sempre alla ricerca della preda più grande, stamattina la nostra squadra di giornalisti, (cacciatori di notizie giunti da tutto il mondo, grazie al consorzio Apulia
Best Wine, presieduta da Luigi Rubino) è partita per un “safari” di caccia grossa.
Nelle campagne pietrose ed assolate di Cellino San Marco troviamo un’oasi.
All’ombra di queste “Due Palme” troviamo oltre millequattrocento viticUltori salentini che si sono riuniti sotto la guida di Angelo Maci, e che dal 1989 coltivano il loro territorio,
producono il loro vino -che veniva inviato sfuso a rinvigorire anonimamente i grandi vini del nord- e lo imbottigliano, cercando di recuperare il tempo perduto.
I vini della Puglia sono virili e aitanti, di fatto sono sempre stati considerati vini forti e generosi ma, immeritatamente, senza un casato nobile, senza una loro identità che ora
scaturisce prepotentemente.
Cantina Due Palme oggi produce 7.000.000 di bottiglie e presto, con i nuovi impianti a regime, esprimerà una potenzialità di 15.000.000 di bottiglie, compresa la possibilità
di spumantizzare in loco.

Ci accoglie Giacomo di Feo, il Direttore Commerciale, che ci accompagna in un tour attraverso un vero e proprio cantiere poichè la cantina è in gran fermento per il completamento
dei lavori.

All’ingresso c’è una grande pesa. Ogni socio porta la sua uva che viene pesata e subisce già un primo esame: dipendentemente dalla “pagella” ( una carta d’identità 
elettronica), l’uva sarà destinata a diventare un Top Wine oppure un prodotto sempre di qualità ma di minor pregio.
L’uva dà l’ultimo addio al Sole del Salento, entra nella pigiatrice e subisce le lavorazioni di pressione secondo le varie esigenze ed il mosto comincia il suo percorso nei tubi di
acciaio. Non vedrà più la luce se non quando sarà pronto per essere stappato sulla tavola di chi vorrà essere partecipe di questo lungo viaggio partito dalle pietrose
terre salentine.
Ogni bottiglia, mentre è in attesa del suo destino è ansiosa di sapere se vedrà la luce negli USA o in Cina. Oppure proprio in un ristorante di Cellino San Marco davanti ad
un piatto di orecchiette pugliesi a casa di Angelo Maci in compagnia dei partner cinesi.
Di certo più passa il tempo e più il vino del Salento prende coscienza della sua identità, del suo valore.

Siamo a giugno e tra un paio di mesi si comincerà la vendemmia.
Impressionante vedere le innumerevoli botti che, come tanti fidati gendarmi con la divisa nuova, sono in attesa di custodire nel buio silenzioso, a temperatura e umidità controllate,
ciò che l’acino ha saputo rubare al sole, alla terra salina tra i due mari e alla rugiada.
La bravura di un buon enologo è quella di saper amalgamare al meglio questi tesori, cercando un equilibrio ottimale, senza aggiungere nulla.

Di questo è ben conscio Angelo Maci. Oltre che presidente di Due Palme, soprattutto è l’enologo, il Wine Maker, e sa bene che nessun altro territorio al mondo riuscirà mai a
“clonare” i vini del Salento.

In fondo ai corridoi di botti e barrique, tra soffi intermittenti di acqua vaporizzata, c’è una grade vetrata che dà sulla Sala Conferenze Selvarossa. Moderna, con ascensori e due
maxi schermi, capiente, capace di 800 posti, ideale per convegni e incontri. Le attrezzature sono all’avanguardia e prevedono anche una regia  con telecamere che possono spaziare a 360°.
Facile immaginare anche la possibilità di video- conferenze mondiali in tempo reale.

Non ci meraviglieremmo se un giorno potessimo assistere in diretta ad un assaggio “en extra primeur” dei mosti con le nostre papille gustative sollecitate da sensori laser “pilotati” da Cellino
San Marco.

Il tour in azienda prosegue nella sala delle degustazioni dove ai giornalisti vengono fatti assaggiare: “Serre”, IGP Salento Rosso Susumaniello barricato 6 mesi, “Ettamiano”, IGP Rosso Primitivo
barricato 9 mesi, Selvarossa Riserva Speciale DOP Rosso Salice Salentino barricato 12 mesi (semplicemente superbo).
Una nota di sorpresa particolare e piacevole è data dal “Melarosa”, uno spumante Rosè Extra Dry da Negroamaro.

Pensavamo di entrare in una grande cantina da grandi numeri. Ci siamo trovati in una Grande Cantina dai Grandi Numeri, dai Grandi Vini, dai Grandi Premi, dai Grandi Successi che un Grande Enologo
è riuscito a trarre da un Grande Progetto che agli albori degli anni ’80 sembrava solo il sogno di un “pazzo sognatore”.
Il Salento, la Puglia e l’Italia del Vino non potranno che rendere onore a questo Grande Ambasciatore del nostro Bel Paese.

NEWS su Cantina Due Palme ed il suo fondatore Angelo Maci
L’acquisizione da parte di Cantine Due Palme dell’azienda vinicola San Gaetano di Lizzano porta a casa un nuovo importante risultato per i 1000 soci dell’azienda di Cellino San Marco. Nuovi 
vigneti che consentono di produrre anche il primo Primitivo Dop e il Lizzano Dop”.
Con l’acquisizione di Cantina San Gaetano, la terza dopo l’acquisizione quelle dell’ex Riforma di Cellino San Marco nel 2004 e della cantina sociale Angelini di san Pietro Vernotico nel 2008, si
modifica l’asset aziendale di Due Palme. Ai 2200 ettari se ne aggiungono altri 200 e i soci sono ora 1400. Cantine Due Palme, con i suoi 24 punti vendita sparsi in tutta Italia, si attesta tra le
aziende leader in Puglia per input in termini di Pil. Sono 20 i milioni di euro investiti sul territorio pugliese negli ultimi 11 anni dall’azienda che si attesta a registrare un fatturato di 20
milioni di euro annui con il 90% all’estero in 50 paesi.

Chi è Angelo Maci
Un enologo che ama la sua terra ed un dirigente capace di guardare al futuro, che proprio dai prodotti della sua Terra, dalle sue tradizioni e con l’innovazione vuole far conoscere i Vini di
Puglia e i suoi prodotti tipici in tutto il mondo. Se l’Italia è il simbolo della Cucina mediterranea d’eccellenza, la Puglia ne è il suo ombelico.
Due Palme è la più grande cantina sociale del Mezzogiorno, con bilanci invidiabili e con grandi prospettive anche in Cina, grazie alla joint venture di imbogliamento.
Dice:-“Mi affascina il fatto che in Cina avremo un potenziale di oltre un miliardo di consumatori. Del resto la Cina non sarà mai in grado di produrre buon vino. Non glielo consentono il
clima e le caratteristiche del territorio. Il vino prodotto in Cina ha pochissimi punti di colore e di gradazione alcolica”. Ha le idee chiare Angelo Maci e, grazie anche alla figlia Melissa,
Direttore Generale, sotto a queste due palme farà sorgere un’oasi ben più grande e farà scuola a tante altre realtà vitivinicole del nostro bel Paese.

I vini  Due Palme continuano a mietere successi e sono destinati a raggiungere la tavola di “Wine Lover” eccellenti, ora riservate al Barolo, all’Amarone… Sono ben pochi infatti i
giornalisti importanti, che amano i vini del Made in Italy, che non conoscono questa realtà italiana del Sud Italia, anzi del suo tacco, il profondo Sud pugliese.
Apulia Wine Identity è un’opportunità che ha permesso a diversi giornalisti, italiani ma soprattutto stranieri, di assaporare la Puglia nel miglior modo possibile, dando
l’ospitalità accompagnata dal giusto connubio con la cucina degli chef locali e l’abbinamento con i fieri vini del territorio.

La storia di Angelo Maci l’ha racconta lui stesso a Carmen Mancarella nel 2007 (…è datata ma proprio per questo più vera, quando i grandi successi ora raggiunti erano
solo agli albori, non erano ancora scritti ma solo sogni di un grande enologo che guardava lontano
): “Ho iniziato da ragazzino nella cantina del nonno, Ettamiano Martina, che mi trattava come
se fossi suo figlio. Ho fatto  ben 45 vendemmie. Sono un figlio d’arte. Io avevo preso il posto dell’unico figlio, che gli morì prematuramente, a soli 31 anni. Lui era un uomo
imponente, alto. Ma era capace di grandi tenerezze. Mi baciava, mi pizzicava. Mi faceva sentire molto amato. Si alzava ancor prima che sorgesse il sole, praticamente di notte e andava a potare la
vigna, toccando con la mano sinistra gli occhietti e con la destra tagliando al punto giusto. Lui aveva 80 ettari di terreno, sparsi nel feudo di Cellino. Morì a 86 anni, nel 1955. Ma fino
a pochi anni prima di morire, partiva da casa a piedi per fare il giro di tutti i suoi poderi ogni giorno. A mezzogliorno io lo andavo a prendere con la moto. Era un grandissimo
lavoratore”.

Come è cambiata la viticultura dai tempi di suo nonno fino ad oggi?
“Allora, il nostro vino era tutto da taglio. Il nonno lo caricava a vagoni da San Pietro Vernotico e il vino veniva trasportato dai cavalli con i traini e le due botti rovesciate. Sono immagini
rimaste bene impresse nella mia memoria. Quando il vino da taglio non è stato più richiesto, mi sono avvicinato all’imbottigliamento. Nel 1989  è  nata la due
Palme, nata in reazione alla mancata fusione tra la Cellinese, La Riforma fondiaria e la Produttori Agricoli. Allora io ero presidente della Cassa rurale, cercai di farle unire tutte e tre (erano
gli anni ‘80).
 Nel 1990, da presidente della Cassa rurale, riunii in un pullman i tre consigli di amministrazione insieme ai consiglieri di amministrazione della banca e li portai in visita per una
settimana a Villa Banfi (una cantina privata), alla Cavit, alla Mezza Corona, alla Caviro, alla Corovini, tutte cantine sociali del Trentino ad alti livelli. Il messaggio che volevo lanciare era
che era inutile disperdere le energie: era necessario fondere le tre realtà per diventare più forti. Il viaggio fu tutto a carico della Cassa rurale, l’entusiasmo arrivò alle
stelle. Tutti si convinsero che era necessario fare questa fusione. Ma al  rientro interessi privati di qualche presidente e di qualche consigliere che non volevano rinunciare alla poltrona
fecero naufragare il progetto. Ci fu un gruppo di amici che mi misero in croce per creare le Due Palme, una nuova struttura, che trae il suo nome dalle due palme, alte venti metri nella cantina
di via San Marco. Al centro delle due palme c’era una casetta di due stanze abitata da una famiglia con nove figli.  Partimmo con venti soci…”.
Quando siete partiti con l’imbottigliamento?
 Angelo Maci:-“Con la bottiglia siamo partiti nel 1996. La prima etichetta fu il Canonico, che prende il nome della contrata della cantina di  via San Marco. Era una tenuta di mio
nonno, vasta quattro ettari. Il Canonico è un Igt Negroamaro, vinificato in purezza. Siamo stati i primi a partire con il  Negroamaro. Ancora conserviamo le prime bottiglie. Poi
è nato il primitivo Ettamiano, dedicato a mio nonno, sino ad arrivare nel ‘97 con Selva Rossa. Quella del ‘97 fu un’annata eccezionale, tanto che nel 2000 e nel 2001 Selva Rossa
ha ottenuto la medaglia d’oro al VinItaly di Verona. Selva Rossa è il nostro vino più prestigioso. Produciamo solo 100mila bottiglie, che nascono da venti ettari di vigneto ad
alberello con un’età media di 40 anni. La selezione è tale che ogni pianta ci dà una sola bottiglia. Selva Rossa è un doc Salice Salentino, un Negroamaro in purezza,
che rimane in barrique non molto al lungo, dai sei ai nove mesi, perchè non ci piace molto il legno. Siccome produciamo vini molto carichi di profumi naturali, non ci piace che quell’aroma
naturale venga coperto dal legno, che ci serve solo per la stabilizzazione del colore. Le altre etichette sono il Salice bianco doc, Tinaia, che produciamo soltanto in 19mila bottiglie, un vino a
14 gradi, che ha preso tante medaglie addirittura al Concorso internazionale Chardonnay du monde, in Francia”.
(L’intervista completa di Carmen Mancarella
 è qui:
   
Nota di un imperdonabile sognatore:
è affascinante vedere che anche in periodi di crisi ci sia chi vede rosa ed ha voglia di investire guardando avanti con ottimismo.
E’ bello constatare che si possa fare impresa anche nel vino, guardando gli investimenti in funzione proprio di produrre utili e non solo come il giocattolino di qualche miliardario.
La cosa che più mi ha emozionato è la “tappezzeria” formata dalle  fotografie di ognuno dei soci. Innumerevoli immagini di volti scavati dalle rughe, sorridenti, pensierosi,
volti veri di gente che lavora la Terra e che crede nel proprio lavoro. Gente che sa cosa significhi chinare la schiena, gente che mostra con orgoglio i calli alle mani, gente che ogni giorno
benedice questa Terra pietrosa e si augura di poterla lasciare integra ai propri figli, cercando di tutelarla dalle violenze umane.
Giuseppe Danielli
Direttore Newsfood.com

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