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ADUC: «Agcom censore RAI? Come potrebbe altrimenti?»

Firenze – Fa specie prendere atto che l’Autorità delle Comunicazioni (Agcom) debba richiamare la Rai, nella fattispecie la trasmissione Annozero, perchè non sarebbe
«in linea per quanto riguarda i profili relativi al rispetto dei principi di imparzialità e parità di trattamento nella conduzione del contraddittorio».

Sembra quasi di leggere una pronuncia del ministero cubano o iraniano della Cultura. In quei Paesi per chi non rispetta la «linea» si finisce in qualche modo, più o meno
violento, all’indice, da noi è probabile una multa e l’allontanamento di qualcuno dalla propria attività… sempre indice anche se con una violenza diversa.

L’Agcom, crediamo faccia il proprio mestiere, ma… è quello che occorre in un Paese che dice di essere libero, democratico e occidentale? Per come è strutturato il nostro sistema
di informazione pubblica radiotelevisiva, è difficile concepire un diverso intervento per tutelare l’obiettività e l’imparzialità ma… non può essere altrimenti?
Siamo sicuri di volere un censore pubblico? E averlo, non è forse sintomo di quella instabilità e precarietà che, tradotta in italiano, vuol dire sottostare al potere di
partiti che sostanzialmente rappresentano solo la propria casta che si autoalimenta? è bene ricordare che il nostro sistema pubblico radiotelevisivo è basato sul
monopolio/duopolio che, grazie all’obbligo del canone/tassa è in aperto abuso di posizione dominante, ammazzando il mercato e quindi l’economia, la libertà e il lavoro.

A noi i censori non piacciono, soprattutto quelli pubblici come l’Agcom, cioè pagati da tutti i contribuenti per dir cosa sia giusto o meno pensare, dire, commentare, confrontare,
discutere. E ne faremmo volentieri a meno andando alla radice del problema, cioè evitando che continui ad esistere questo sistema pubblico, trasformandolo invece in uno privato e levando
al pubblico la necessità di avere un proprio sistema di informazione. Non ci sembra che negli Usa, dove non esiste un sistema pubblico come il nostro, si possa lamentare un deficit di
informazione istituzionale: anzi, ci sembra proprio il contrario.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc

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