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500.000 euro per centro aiuto alla vita Mangiagalli

By Redazione

Milano, 21 Dicembre 2007 – La Giunta regionale ha deliberato stamane lo stanziamento di 500000 euro a favore del Centro di Aiuto alla Vita (Cav) Mangiagalli di Milano, la decisione
è stata presa su iniziativa del presidente Roberto Formigoni, d’intesa con l’assessore alla Famiglia e Solidarietà sociale, Gian Carlo Abelli «per sostenere la realizzazione
del programma di interventi a favore delle famiglie e delle donne che non riescono a far fronte da sole alla nascita di un figlio».

«Sono lieto – commenta il presidente Formigoni – di aver potuto tener fede, grazie a questa decisione della Giunta, all’impegno che personalmente e pubblicamente mi ero assunto ieri di
dare una risposta immediata all’appello lanciato due giorni fa dallo stesso Centro di Aiuto alla Vita, che si è trovato di fronte a gravi difficoltà. Con questo provvedimento
diamo anche un seguito altrettanto immediato all’ordine del giorno della maggioranza del Consiglio regionale di ieri che ha approvato la messa in bilancio 2008 di risorse per interventi a
favore delle famiglie numerose e per sostenere i Centri di Aiuto alla Vita».
Lo stesso ordine del giorno individuava proprio il Cav Mangiagalli «tra i centri di maggior rilievo per le azioni compiute a favore delle famiglie e per i risultati raggiunti».

L’iniziativa odierna della Giunta ha un carattere di immediatezza a fronte di una situazione di emergenza del Cav Mangiagalli. «Ma si colloca – fa notare Formigoni – perfettamente dentro
le linee portanti delle politiche di welfare della Regione Lombardia, che non solo sostiene regolarmente i centri di aiuto alla vita e i consultori pubblici e privati accreditati, ma è
stata la prima Regione a dotarsi di una legge specifica sulla famiglia (la n. 23 del 1999). Questa legge permette ogni anno stanziamenti di decine di milioni per venire incontro ai bisogni di
alloggio delle giovani coppie, di assistenza agli anziani curati in casa, di avere asili nido di vicinato o aziendali per la cura dei figli più piccoli, e numerosi altri tipi di
intervento. Sulla base di una linea
portante: e cioè che la famiglia non va vista solo come soggetto in condizione di bisogno, ma come bene pubblico su cui investire».

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