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4 #POSTCORONAVIRUS: in casa almeno fino a Pasqua by Comolli

4 #POSTCORONAVIRUS: in casa almeno fino a Pasqua by Comolli

By Giuseppe

QUARTA PUNTATA AGGIORNATA SUL POST CORONAVIRUS
Data: 2 aprile 2020

#postcoronavirus (4) … in casa almeno fino a Pasqua

Continuiamo a stare in casa almeno fino a dopo SS Pasqua. Genitori dedicate tempo ai giochi dei bambini in casa. Niente alibi e scuse. Ci vuole una legge che valga per tutti. Conte deve intervenire. L’Europa rischia: articolo 1 del Trattato di Roma e della Costituente. Individuate alcune azioni/misure nazionali indispensabili. La finanza non deve governare la vita del cittadino. Ma il cittadino non deve mungere lo Stato. Pubblico e privato insieme.
In Italia basta talk show per mettere uno contro l’altro, basta salotti buoni o cattivi: sembra che qualche leader abbia dissotterrato l’ascia di guerra, mentre il piccolo cabotaggio, quello delle piccole lobbies anche editoriali, dei privilegi, delle amicizie, continua a cercare energia e visibilità da una polemica e scontro continuo.  E’ un momento delicato di unità, di unione nelle scelte e direttive sanitarie, di scelte per far fronte alle urgenze, ma sul “dopo” bisogna lavorae con molta attenzione perchè occorre entrare nel merito di certe scelte. Ci sono sul tappeto diverse ipotesi e soluzioni. Dopo gli annunci, il politichese senza concretezza, le teorie orizzontali per accontentare tutti vediamo qualche pratica strutturale  urgente e concreta che può  – secondo diversi tecnici economisti anche non italiani – possono essere validi per  l’Italia in queste condizioni, e per una Italia che dovrebbe impostare oggi un nuovo modello di vita sociale, di senso ed educazione civica , di comportamento. L’INPS sta ricevendo 100 domande di contributo da 600 euro al secondo nelle prime 48 ore di apertura del bonus del Governo: in questo momento sono già più di 510.000 !  Un numero enorme. Tutte giuste e in linea con il Dpcm Conte?  Sicuramente quello che oggi, dopo un mese di chiusura più o meno totale, deve essere una priorità, è il sostegno alla famiglia, al lavoratore che è rimasto a casa. Ben vengano tutte, e più formule di supporto, ma è anche corretto che non vi siano i soliti furbetti del quartierino. L’Europa ci guarda: siamo sotto esame. E in questo l’Europa ha ragione quando chiede all’Italia un indirizzo politico e un bilancio certo: dobbiamo essere più lineari, equilibrati, decisi senza avvantaggiare nessuno. per 40 anni abbiamo sempre fatto una correzione di bilancio annuale non tanto per mettere a posto i conti, quanto per elargire aiuti e sostegni a tutti. Non potevamo permettercelo.  Il reddito di cittadinanza , oggi, è già una certezza che sta coprendo una fetta notevole di persone: 2 milioni di famiglie evidentemente che non aveva reddito, da sostenere in momento di crisi, ma con la clausola di cercare e trovare lavoro in tempi brevi. Ora per quanto resterà in vigore fisso? Quindi chi sostiene e aiuta il reddito di emergenza?
E’ evidente che la macchina, sia essa una famiglia o l’Inps,  non si deve fermare per cui occorre sicuramente previlegiare due cose: il bene primario della vivibilità e della alimentazione quotidiana e le spese fisse documentate dirette esistenti dal 1 marzo 2020. E’ quindi naturale partire da una sospensione o stralcio o eliminazione o esenzione (a seconda della fattispecie giuridica e della legislazione in essere) per quanto concerne bollettini, canoni,  tasse, interessi, imposte versate con modelli F24 e cartelle multe per violazioni burocratiche e amministrative comminate a partire dal 20 febbraio 2020, prevedendo nei casi recidivi e in essere da tempo, uno scaglionamento automatico del debito in almeno 36 rate a partire da autunno 2020. Le imposte stesse, quelle reddituali, devono essere riviste in base al reddito realmente percepito, a posteriore e non anticipate sullo storico, con autodichiarazione dell’interessato all’Agenzia delle Entrate che provvederà immediatamente a inserire e lo stralcio di tutte le cartelle esattoriali in pagamento dal 1 marzo 2020. Altro intervento urgente e pratico è l’eliminazione immediata (con studio di fattibilità da mettere in essere #postcoronavirus) di un sistema di autocertificazione (con sanzione pecuniaria per chi dichiara il falso) controllato a posteriore accompagnato da un nuovo regime fiscale tributario semplificato per tutte le partite iva fisiche e giuridiche. E’ anche normale, dovrebbe essere tale, che chiedere sussidiarietà all’Europa vuol dire in primis chiederlo agli italiani. Non parlo di una patrimoniale a tutti, ma sicuramente è arrivato il momento che chi ha “ricevuto” di più nell’arco di 20-40 anni, ristorni qualcosa individuando scaglioni idonei. Scaglioni necessari, soprattutto per le sole fasce basse,  anche di più ampie deduzioni, detrazioni, ammortamenti strumentali generali.  Per esempio per privati, per partite Iva, per piccole ditte agricole e artigianali (solo se hanno dipendenti) potrebbero valere fino a 1 mio/euro anno (con 4 scaglioni e i primi due  riservato ai privati fino a 60.000 euro per famiglia), fino a 5 mio/euro per imprese società con capitoli diversi. Gli imprenditori individuali e le partite iva nominali (circa 1,5 milioni di utenti) hanno costi fissi mensili che vanno sostenuti, agevolati perché non si possono eliminare essendo un primo anello di una catena o filiera economica che può essere messa totalmente in crisi dalle bollette, affitti, canoni, prestiti, vaucher, avventizi, collaboratori, agenti…. Purchè con un minimo di documentazione e/o autocertificazione con valore penale.
Intanto si devono avviare e mettere in vigore subito tutte le procedure, leggi e modelli che attivino le norme di controllo/gestione legate a tasse di rispetto ambientale e alimentare collegate alla salute individuale e collettiva. Alle imprese grandi (le piccole imprese come riconosciuto dalle leggi in vigore per numero dipendenti e fatturato lordo devono seguire il percorso agevolato precedente) o similari che volontariamente scelgono questo supporto devono avere agevolazioni di cassa integrazione guadagni e tutte le forme previste integrative e sostitutive, ammortizzatori sociali ….passando sempre attraverso le strutture socio-economiche pubbliche previste che svolgano anche un controllo soft e indiretto responsabile. Per quanto riguarda gli Enti Locali, questi vanno posti al centro di determinate azioni e misure, seguendo un modello spagnolo-finlandese che può essere molto importante per attivare e sbloccare fondi già destinati o implementabili per le infrastrutture locali degli enti comunali…. cogliendo l’occasione per impostare piani di lavori fra più comuni, unioni di comuni con obiettivo pratico e di lavoro comune, intanto per iniziare un percorso di aggregazione amministrativa locale con entità minime di almeno 5000 abitanti. Un modo anche per il nostro paese di avvicinarsi ed avvalersi di esperienze validissime di altri paesi partner europei e quindi di iniziare per primo una uniformità di imposizione fiscale: e perché non trovare uno “sconto” fiscale sostenuto per nuove imprese straniere che vengono ad investire in Italia nel 2020 soprattutto nel turismo, con le modalità già messe in campo da Irlanda, Olanda, Portogallo?
Altro strumento urgente è lo sblocco immediato di tutti i fondi e di tutte le somme ferme dei comuni così detti virtuosi, in sintonia con gli anticipi immediati delle risorse pubbliche nazionali già agli stessi enti destinati, ma dilazionati normalmente nell’arco di un anno: vanno anticipati tutti con obiettivi precisi, non liberi, sotto il diretto controllo delle dirigenze interne degli enti locali (autoresponsabilità), rispettando tempi tecnici strettissimi, pena la perdita del diritto. Infine sempre per gli enti pubblici locali, i fondi di “supporto immediato straordinario” derivanti a colmare il danno da coronavirus, dovrebbero essere dosati e parametrati in base non al numero di abitanti in regione o in comune ma in base al numero di “effetti negativi” sociali, commerciali, artigianali, imprenditoriali dipendenti dal virus e comprovati. Altre suddivisioni di “denaro pubblico”  fanno pensare male non solo l’Europa , fanno pensare al solito intervento a pioggia per accontentare tutti i sindaci indistintamente dal vero danno e dal vero bisogno per obiettivo. Attenzione perché sono interventi orizzontali degli enti pubblici di Governo e centrali che fanno spesso “incavolare” i nostri partner europei: se vogliamo essere , noi italiani, veramente dalla parte della ragione, piantare i pugni sul tavolo, chiedere una applicazione reale dei vari trattati europei  dobbiamo dimostrare correttezza, far dimenticare certe abitudini, certe prassi, certe modalità di assegnazione contentini a tutti come è stato fatto troppe volte in 50 anni di vita democratica del nostro paese. Non diamo alibi o adito a certi “olandesi” di poter giocare con la vita e il futuro di noi italiani, ma nello stesso tempo mettiamo paletti veri, reali, concreti verso i furbetti del quartierino. Chi sbaglia deve pagare, subito, tutto e fino in fondo. Anche la Giustizia italiana deve cambiare con il #postcoronavirus

 

Giampietro Comolli
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Giampietro Comolli
Economista Agronomo Enologo Giornalista
Libero Docente Distretti Produttivi-Turistici

Mob +393496575297

Editorialista Newsfood.com
Economia, Food&Beverage, Gusturismo
Curatore Rubrica Discovering in libertà
Curatore Rubrica Assaggi in libertà

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